mercoledì 6 agosto 2008

LAUREA SPECIALISTICA

Interrompo il riposo estivo per comunicare a chi è interessato che l'Università di Cagliari ha istituito per l'anno accademico 2008-2009 il corso di laurea specialistica in scienze infermieristiche.
Buona estate a tutti!
Infermierando

venerdì 13 giugno 2008

FINALMENTE INFERMIERI!

La dicitura “Infermiere Professionale” che ha contraddistinto la professione infermieristica, sparisce nel 1994 per effetto del Decreto Legislativo N° 739. Da quel momento l’infermiere non è più “professionale”, ma infermiere e basta, con il profilo che scaturisce dal Decreto sopra citato. Nei tre articoli di cui è composto il decreto, vi è pure affermata l’equipollenza del titolo di infermiere conseguito con le scuole regionali negli anni precedenti, con quello rilasciato dall’università agli infermieri, dopo l’istituzione del diploma universitario in scienze infermieristiche.
Si può quindi affermare che l’infermiere, pur con molte angolature nebulose, possiede un autonomo profilo professionale che finalmente lo distingue nettamente da altre figure infermieristiche molto spesso simili solamente per via della stessa divisa indossata.
Ma è con la Legge N° 42 del 1999 che si hanno le distinzioni maggiori. Intanto con questa legge sparisce l’ormai mitologico “mansionario” degli infermieri, rendendo questa figura autonoma per quanto riguarda l’assistenza infermieristica generale.
Se autonomia vi è, la professione infermieristica non è più “ausiliaria” ( del medico in particolare ), ergo NON possiamo definirci “paramedici”!
Cari lettori, quindi dal 1999 non ha nessun senso appellare l’infermiere come paramedico.
A scanso d’equivoci ( e ad uso dei signori giornalisti ), ripeto il concetto: dal 1999 l’infermiere NON è un paramedico, è infermiere e basta!
Ma se questo non basta, a coronare il discorso dell’innalzamento della professionalità, interviene la legge N° 251 del 2000. Questa breve legge, 7 articoli in tutto, dicono chiaramente che l’infermiere è un PROFESSIONISTA AUTONOMO. E’ quello che mancava per rendere l’infermiere italiano equiparabile, dal punto di vista legislativo, a quello europeo. Non voglio citare altri stati extra europei, quali il Canada e gli Stati Uniti che hanno raggiunto, nell’assistenza infermieristica, professionalità elevatissime e sono assunti da decenni come esempio nel resto del mondo per quanto riguarda la ricerca scientifica.
L’infermiere professionista e autonomo è quello che viene fuori, purtroppo molto spesso solo sulla carta, dalle leggi italiane in materia. Professionismo e autonomia sono il traguardo che si pone la maggior parte degli infermieri italiani nel loro impegno quotidiano per far emergere la professione dall’angusto angolo dove è stata per molti decenni relegata. In quest’angolo è stata costretta molto spesso e volentieri dai medici e dai mass media, ma anche dagli stessi utenti del sistema sanitario nazionale, indotti alla confusione fra diverse figure di lavoratori presenti in ambito sanitario.
La prossima volta partiremo dalla considerazione dell’infermiere autonomo e professionista per descrivere come si diventa infermieri e per fare cosa.
Se avete domande, sono a disposizione.
Alla prossima!
Infermierando

sabato 31 maggio 2008

DAL 1974 AL 1999

Dal punto di vista qualitativo lo studio delle materie infermieristiche intorno agli anni settanta si distingue dagli anni precedenti per l’aggiunta di materie nuove e più qualificanti. Ma è con l’entrata in vigore del DPR N° 225 del 1974 che si ha la modifica sostanziale delle mansioni infermieristiche. Figurano da quella data in poi, lo studio dei piani di lavoro infermieristici e l’educazione sanitaria. Ma ancora più importante è l’introduzione nel lavoro infermieristico del concetto di soddisfazione delle esigenze psicologiche e relazionali del paziente e la partecipazione alla ricerca scientifica.
Ma non è tutto oro quello che luccica!
Infatti tutti questi bei concetti moderni e innovativi ( per l’Italia ) di assistenza infermieristica, sono di fatto ingabbiati in ciò che lo stesso decreto dispone qualche rigo più sotto e che tutti gli infermieri professionali conoscono col nome di MANSIONARIO.
Il famigerato mansionario disponeva infatti in un elenco preciso tutte le azioni lecite per l’infermiere professionale. Tutto ciò che non vi era elencato risultava di competenza medica. Ancora una volta si cerca di definire con righe ben precise e spesse cosa può e cosa non può fare l’infermiere che di fatto risulta impedito in ogni forma di autonomia decisionale. Naturalmente le cose che poteva fare erano ben poche, fortemente limitanti per una professione in fase evolutiva ed essenziale nel panorama della sanità del periodo. Una serie di mansioni disegnate oltretutto sulle esigenze del lavoro del medico che risultava ancora una volta il punto centrale dell’assistenza sanitaria.
La piena maturità professionale degli infermieri è stata fortemente ostacolata da questa rigida gabbia legalizzata costruita sulle mansioni: Mi spetta, non mi spetta!
Poca testa e molte gambe e braccia insomma!
Questa specie di vademecum delle azioni ad uso infermieristico ( ed abuso dei medici in più di un’occasione ), ce lo siamo portati sulla gobba fino alla sua definitiva e mai sufficientemente lodata abolizione.
La morte del mansionario è avvenuta per mezzo della legge N° 42 del 1999.
Ma bisogna fare un passo indietro. Torniamo al 1994, quando con il decreto N° 739 viene definito il profilo professionale dell’infermiere. Finalmente da questa data in poi si ha una definizione certa di cosa è e cosa fa l’infermiere con il possesso del diploma universitario.
Nell’articolo 1 viene definito il profilo dell’infermiere che è responsabile dell’assistenza generale infermieristica e le cui attribuzioni principali sono la cura, la riabilitazione la prevenzione e l’educazione sanitaria.
Nello stesso decreto sono da rimarcare alcune parti fondamentali che si possono riassumere in queste attribuzioni infermieristiche:
§ Identifica i bisogni di assistenza infermieristica e formula i relativi obiettivi.
§ Pianifica, gestisce e valuta l’intervento assistenziale infermieristico.
§ Agisce sia individualmente, sia in collaborazione con altri operatori sanitari e sociali.
§ Può lavorare in regime di dipendenza sia nel pubblico che nel privato, ma può lavorare anche in regime libero-professionale.
§ Per l’espletamento delle funzioni si avvale, ove necessario, dell’opera del personale di supporto.


In questi 5 punti fondamentali si scorge un embrione di autonomia professionale. E’ un piccolo passo avanti che si concluderà in realtà solo con la legge N° 251 del 2000, ma che ha le sue radici in questo decreto.
Dal punto di vista politico, se da una parte si è spinto tanto per migliorare la professione infermieristica, per renderla autonoma e per portarla ad un livello pari almeno a quello della media europea, dall’altra si è assistito ad una vera e propria battaglia fatta da molti medici che sedevano e siedono in Parlamento per far naufragare questa richiesta legittima di autonomia professionale. Questo forse perché l’autonomia dell’infermiere toglie una qualche percentuale di potere dei medici. O forse anche perché, come già spiegato qualche tempo fa, l’infermiere ignorante e sgobbone fa comodo in molte occasioni.
Sta di fatto che se si scorge una certa autonomia infermieristica nel decreto 739/94, solo dopo 5 anni con la legge 42/99, viene abolito il cosiddetto mansionario che ingabbiava l’infermiere escludendolo da qualsiasi potere decisionale. E questo solo per merito della strenua battaglia dei signori medici ( mascherati da politici ) contro gli infermieri.
Ma non si deve dare tutta la colpa ai medici. Anche molti infermieri hanno prestato il fianco a questo massacro della professione, perché a volte fa comodo non pensare.
E’ più facile che altri decidano per conto nostro, specie se sappiamo che decideranno a nostro favore e sulle spalle di un collega magari un po’ rompiscatole, solo perché vuole cambiare le cose. In molti casi che personalmente mi sono capitati, si trattava di infermieri con molti anni di servizio e che godevano di privilegi particolari. Ma quando mai potevano pensare che le cose potessero cambiare in meglio per tutti e non solo per loro!
E’ ora di far cambiare aria alla professione e gli infermieri laureati hanno in questo un ruolo fondamentale!
Alla prossima!
Infermierando

mercoledì 14 maggio 2008

DALLA FINE DEL FASCISMO AL 1974

Dopo la fine della seconda guerra mondiale, nel 1948, viene promulgata la Costituzione della Repubblica Italiana. Oltre ad un mucchio di belle cose, nell’articolo 32 vi è scritto chiaramente che:
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
E’ un passaggio di fondamentale importanza, anche se la prima vera attuazione di questo articolo si avrà nel 1978 con la legge n° 833, istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale.
In quegli anni vi è una carenza assoluta di infermiere, per cui non è raro trovare nei luoghi di cura figure ausiliarie che fanno assistenza alla persona e addirittura infermieri generici che fungono da caposala!
Nei primi anni 50 si assiste alla diffusione dell’associazionismo professionale con la nascita di associazioni quali la CNAIOSS, la ACOS, la FIROS con lo scopo di promuovere l’elevazione professionale e culturale delle infermiere.
Con la legge 1049 del 1954 si ha invece la nascita del COLLEGIO DELLE INFERMIERE, quello che ancora oggi si chiama IPASVI e raccoglie in questa federazione, oltre agli infermieri professionali, le vigilatrici d’infanzia e gli assistenti sanitari.
La riforma ospedaliera sancita dalla legge 128 del 1969, all’articolo 41 distingue il personale di assistenza diretta in:
- Caposala
- Infermiere professioni specialiste
- Infermiere professionali e vigilatrici d’infanzia
- Infermieri generici
- Puericultrici
Questa riforma ha come effetto primario la necessità di reclutare molto personale necessario all’assistenza secondo il dettame della stessa legge che porta le ore lavorative da 48 a 40 settimanali e stabilisce un tempo minimo di assistenza per ciascun paziente di 120 minuti.
Come effetto secondario si ha invece la rivisitazione in chiave meno rigida delle gerarchie esistenti all’interno dei luoghi di cura, dato che molti nuovi assunti provengono dalla contestazione studentesca del 1968 – 1969. Questi sono gli anni in cui si assiste ad una forte sindacalizzazione dei lavoratori.
La carenza infermieristica inoltre porta un fatto nuovo nel panorama delle scuole per infermiere: Nel 1971 con la legge n° 124 si aprono le porte dell’infermieristica anche alle persone di sesso maschile. Inoltre dall’anno scolastico 1973 – 74 occorre avere l’ammissione al terzo anno di scuola superiore per accedere al corso di infermieristica.
C’è però un ulteriore passo che si compie con l’emanazione della legge 795 del 1973 ed è quello che porta da due a tre anni il corso di studi per diventare infermiere professionale.
Questi ultimi due passi sono il primo vero movimento verso una maggiore qualifica della professione infermieristica che deve avere una base culturale più estesa equiparando in termini di anni di studio l’infermiere professionale al diplomato tecnico quale il geometra o il ragioniere. Poi di fatto queste professioni tecniche hanno preso il largo, specie per via delle possibilità di lavoro autonomo, portandole ingiustamente ( dal punto di vista infermieristico ) a distanza siderale sia in termini monetari che di prestigio dalla professione infermieristica!
Alla prossima!
Infermierando

martedì 22 aprile 2008

LE INFERMIERE DEL REGIME

Arriviamo nel nostro breve girovagare storico-infermierisitico al periodo del regime fascista.
In quegli anni infatti si ebbe la prima vera regolamentazione della formazione infermieristica che naturalmente era riservata alle sole donne. Nel 1925 si aprono le scuole-convitto per infermiere. Le scuole erano poste sotto il controllo dello Stato e svolgevano corsi biennali che davano il diploma per l’esercizio della professione di infermiera. Le scuole-convitto erano amministrate dal direttore sanitario e da primari dell’ospedale in cui risiedeva la scuola. La cosiddetta direttrice del convitto era l’unica infermiera presente nell’amministrazione, con praticamente nessun potere.
Si evince da questo modello organizzativo l’autoritarismo tipico del “ventennio” imperniato sulla scarsissima considerazione della professione infermieristica, specie perché svolta da figure femminili, e ritenuta del tutto subordinata alla professione medica. Allora come in parte ora tutta l’assistenza sanitaria era imperniata sulla figura del medico!
Gli insegnanti ovviamente erano medici e l’unica figura infermieristica è quella della direttrice della scuola-convitto la quale aveva più che altro compiti di insegnamento dell’educazione morale delle allieve. L’insegnamento delle tecniche infermieristiche era molto superficiale e frammentato, mentre in alcune scuole alle allieve infermiere si insegna l’economia domestica! E’ del tutto assente l’insegnamento del “nursing” come la Nightingale lo aveva prospettato una sessantina di anni prima!
Alle allieve si richiedeva il titolo di studio della licenza media di primo grado, ma non era neppure obbligatoria. Bastava la licenza elementare se la domanda era corredata della dichiarazione di due persone “rispettabili” conosciute dalla scuola circa la moralità della richiedente.
In quegli anni era di moda il pensiero militare; voglio citare l’articolo 42 del R.D. 2330 del 1929 che prevedeva la concessione del diploma di infermiera a chi avesse compiuto del tirocinio, specie negli ospedali militari o della croce rossa. Le infermiere volontarie della croce rossa in quel ventennio hanno avuto diverse facilitazioni. Basta scartabellare la legge 1084 del 1937.
La scuola per infermiere professionali è inserita in quegli anni in un contesto di completa dipendenza dalla figura medica. Non è prevista nessuna forma di giudizio critico, né un ruolo specifico o autonomo nel sistema sanitario dell’epoca da parte delle infermiere professionali.
Nello stesso periodo nasce la figura dell’ “infermiere generico”, operatore di livello inferiore che dal R.D. 1310/1940 ne colloca l’attività in ambito ospedaliero sotto la responsabilità dell’infermiera professionale.
L’unico merito che va riconosciuto al regime è quello di aver disciplinato legalmente l’esercizio della professione infermieristica e di averne stabilito i due livelli (professionale e generico), mettendo in qualche modo la parola fine alla completa confusione che regnava fino ad allora.
La prossima volta vedremo cosa facevano e cosa studiavano gli infermieri dei decenni più indietro a partire dagli anni 50 fino al febbraio del 1999.
Infermierando

venerdì 11 aprile 2008

UN PO' DI STORIA INFERMIERISITICA

Per avere un’idea di cosa sia la professione infermieristica, propongo in questo e in alcuni articoli che seguiranno un pochino di storia degli infermieri.
Non voglio partire dall’età della pietra, ma senz’altro possiamo situare l’inizio dell’era infermieristica (intesa come vera scuola di formazione), in Italia agli inizi del 1900.
Il concetto di infermiera con un corpo di conoscenze acquisite attraverso una scuola preparatoria e l’uso di alcune teorie ( il cosiddetto “nursing” ), entrò in Italia intorno al 1860 ad opera di donne aristocratiche e donne straniere che chiamarono “nurses” straniere ad aprire le prime scuole per infermiere. Queste però non erano definibili come vere e proprie scuole, ma piuttosto un insieme di corsi, lezioni, riunioni, senza un corpus di insegnamenti definito.
Per straniere ci si riferisce principalmente alla scuola inglese con la mole smisurata di documentazione infermieristica prodotta da Florence Nightingale (1822 – 1910). Già dagli inizi del novecento insomma avevamo una quarantina d’anni di ritardo rispetto agli inglesi!
Florence Nightingale (foto), infermiera rivoluzionaria per quei tempi si mise a remare contro il luogo comune che vuole l’infermiera ignorante e priva di discrezionalità. L’apertura nel 1860 della sua scuola per infermiere al St. Thomas’s di Londra (la Nightingale School), infatti venne fortemente osteggiata dai medici convinti che istruire le infermiere significasse farle entrare nei “dominio” riservato solo a loro.
Il corso aveva la durata, per allora, spropositata di un anno! Inoltre le allieve vivevano nello stesso ospedale in una specie di convitto. Se questo da una parte permetteva di riposare in un ambiente tranquillo dopo i turni in ospedale, dall’altro permetteva alla Florence e alle sue collaboratrici di conoscere tutti i particolari della vita privata delle allieve! Viva la Privacy!
Alla prossima!
Infermierando

mercoledì 2 aprile 2008

RICONOSCIMENTO LEGALE DELLA PROFESSIONE

La professione infermieristica è passata, a iniziare dalla legge 42/99, da professione ausiliaria dell'operato del medico a professione autonoma riconosciuta in via definitiva dalla legge 251/2000. La nostra professione era talmente ausiliaria e dipendente in ogni circostanza da ciò che volevano fare i medici, che una sentenza del 1930 non ci dava nessuna possibilità di avere una testa per pensare e una qualsivoglia responsabilità nel nostro agire.
Riporto la sentenza perchè è emblematica del passato infermieristico:

“Non risponde di lesioni colpose un infermiere, il quale nell’eseguire, legalmente autorizzato, delle iniezioni, abbia perforato il nervo sciatico del paziente, producendone la paralisi, perché un infermiere non è tenuto a conoscere l’anatomia topografica”. (Tribunale di Pavia, 30 giugno1930).

Certo che di acqua ne è passata sotto i ponti e anche di libri da studiare per gli infermieri!
Adesso le cose sono un tantino cambiate. Le prossime volte vedremo come e per cosa .
Alla prossima!
Inferemierando


mercoledì 26 marzo 2008

PRESENTAZIONE

Salve a tutti!
Lavoro come infermiere in ospedale da più di 20 anni. In questi anni ho potuto apprezzare l'evoluzione della mia professione da semplice esecutore di ordini a professionista che pensa e agisce autonomamente per quanto riguarda l'assistenza, per il bene dell'utente.
Con questo blog mi ripropongo di far conoscere alla gente comune la professione infermieristica, spesso poco considerata.
Non quindi articoli dedicati agli infermieri, ma dedicati a chi ha le idee confuse quando con questo aggettivo include tante figure che dell'infermiere hanno ben poco. Nel comune intendimento molto spesso ci si ferma alla solita infermiera, magari con la gonna corta....... eccetera.......
Mentre è chiaro il riferimento quando si dice "medico", non è per nulla chiaro a chi ci si riferisca quando si dice "infermiere".
Questo lavoro insomma ha acquisito, dal punto di vista legislativo, una importante riconoscimento che nei fatti non è andato di pari passo con il riconoscimento effettivo sul campo. Compresa la giusta collocazione da parte della gente comune.
Mi propongo quindi di far conoscere la mia professione attraverso dei post esplicativi e magari di rispondere a domande sulla mia professione che chiunque mi può fare.
Intanto posso chiedervi di guardare questo video che è molto significativo.
Aspetto incoraggiamenti !
Infermierando