martedì 22 aprile 2008

LE INFERMIERE DEL REGIME

Arriviamo nel nostro breve girovagare storico-infermierisitico al periodo del regime fascista.
In quegli anni infatti si ebbe la prima vera regolamentazione della formazione infermieristica che naturalmente era riservata alle sole donne. Nel 1925 si aprono le scuole-convitto per infermiere. Le scuole erano poste sotto il controllo dello Stato e svolgevano corsi biennali che davano il diploma per l’esercizio della professione di infermiera. Le scuole-convitto erano amministrate dal direttore sanitario e da primari dell’ospedale in cui risiedeva la scuola. La cosiddetta direttrice del convitto era l’unica infermiera presente nell’amministrazione, con praticamente nessun potere.
Si evince da questo modello organizzativo l’autoritarismo tipico del “ventennio” imperniato sulla scarsissima considerazione della professione infermieristica, specie perché svolta da figure femminili, e ritenuta del tutto subordinata alla professione medica. Allora come in parte ora tutta l’assistenza sanitaria era imperniata sulla figura del medico!
Gli insegnanti ovviamente erano medici e l’unica figura infermieristica è quella della direttrice della scuola-convitto la quale aveva più che altro compiti di insegnamento dell’educazione morale delle allieve. L’insegnamento delle tecniche infermieristiche era molto superficiale e frammentato, mentre in alcune scuole alle allieve infermiere si insegna l’economia domestica! E’ del tutto assente l’insegnamento del “nursing” come la Nightingale lo aveva prospettato una sessantina di anni prima!
Alle allieve si richiedeva il titolo di studio della licenza media di primo grado, ma non era neppure obbligatoria. Bastava la licenza elementare se la domanda era corredata della dichiarazione di due persone “rispettabili” conosciute dalla scuola circa la moralità della richiedente.
In quegli anni era di moda il pensiero militare; voglio citare l’articolo 42 del R.D. 2330 del 1929 che prevedeva la concessione del diploma di infermiera a chi avesse compiuto del tirocinio, specie negli ospedali militari o della croce rossa. Le infermiere volontarie della croce rossa in quel ventennio hanno avuto diverse facilitazioni. Basta scartabellare la legge 1084 del 1937.
La scuola per infermiere professionali è inserita in quegli anni in un contesto di completa dipendenza dalla figura medica. Non è prevista nessuna forma di giudizio critico, né un ruolo specifico o autonomo nel sistema sanitario dell’epoca da parte delle infermiere professionali.
Nello stesso periodo nasce la figura dell’ “infermiere generico”, operatore di livello inferiore che dal R.D. 1310/1940 ne colloca l’attività in ambito ospedaliero sotto la responsabilità dell’infermiera professionale.
L’unico merito che va riconosciuto al regime è quello di aver disciplinato legalmente l’esercizio della professione infermieristica e di averne stabilito i due livelli (professionale e generico), mettendo in qualche modo la parola fine alla completa confusione che regnava fino ad allora.
La prossima volta vedremo cosa facevano e cosa studiavano gli infermieri dei decenni più indietro a partire dagli anni 50 fino al febbraio del 1999.
Infermierando

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