mercoledì 14 maggio 2008

DALLA FINE DEL FASCISMO AL 1974

Dopo la fine della seconda guerra mondiale, nel 1948, viene promulgata la Costituzione della Repubblica Italiana. Oltre ad un mucchio di belle cose, nell’articolo 32 vi è scritto chiaramente che:
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
E’ un passaggio di fondamentale importanza, anche se la prima vera attuazione di questo articolo si avrà nel 1978 con la legge n° 833, istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale.
In quegli anni vi è una carenza assoluta di infermiere, per cui non è raro trovare nei luoghi di cura figure ausiliarie che fanno assistenza alla persona e addirittura infermieri generici che fungono da caposala!
Nei primi anni 50 si assiste alla diffusione dell’associazionismo professionale con la nascita di associazioni quali la CNAIOSS, la ACOS, la FIROS con lo scopo di promuovere l’elevazione professionale e culturale delle infermiere.
Con la legge 1049 del 1954 si ha invece la nascita del COLLEGIO DELLE INFERMIERE, quello che ancora oggi si chiama IPASVI e raccoglie in questa federazione, oltre agli infermieri professionali, le vigilatrici d’infanzia e gli assistenti sanitari.
La riforma ospedaliera sancita dalla legge 128 del 1969, all’articolo 41 distingue il personale di assistenza diretta in:
- Caposala
- Infermiere professioni specialiste
- Infermiere professionali e vigilatrici d’infanzia
- Infermieri generici
- Puericultrici
Questa riforma ha come effetto primario la necessità di reclutare molto personale necessario all’assistenza secondo il dettame della stessa legge che porta le ore lavorative da 48 a 40 settimanali e stabilisce un tempo minimo di assistenza per ciascun paziente di 120 minuti.
Come effetto secondario si ha invece la rivisitazione in chiave meno rigida delle gerarchie esistenti all’interno dei luoghi di cura, dato che molti nuovi assunti provengono dalla contestazione studentesca del 1968 – 1969. Questi sono gli anni in cui si assiste ad una forte sindacalizzazione dei lavoratori.
La carenza infermieristica inoltre porta un fatto nuovo nel panorama delle scuole per infermiere: Nel 1971 con la legge n° 124 si aprono le porte dell’infermieristica anche alle persone di sesso maschile. Inoltre dall’anno scolastico 1973 – 74 occorre avere l’ammissione al terzo anno di scuola superiore per accedere al corso di infermieristica.
C’è però un ulteriore passo che si compie con l’emanazione della legge 795 del 1973 ed è quello che porta da due a tre anni il corso di studi per diventare infermiere professionale.
Questi ultimi due passi sono il primo vero movimento verso una maggiore qualifica della professione infermieristica che deve avere una base culturale più estesa equiparando in termini di anni di studio l’infermiere professionale al diplomato tecnico quale il geometra o il ragioniere. Poi di fatto queste professioni tecniche hanno preso il largo, specie per via delle possibilità di lavoro autonomo, portandole ingiustamente ( dal punto di vista infermieristico ) a distanza siderale sia in termini monetari che di prestigio dalla professione infermieristica!
Alla prossima!
Infermierando

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Questo log è davvero molto interessante

Anonimo ha detto...

Ma davvero tutti questi regali alle crocerossine?